Magic! Quando il geografo scompare

Si riporta questa riflessione pervenuta da Marco Maggioli:

L’11 luglio 2021, in occasione della Repubblica delle Idee, la manifestazione cultural-mediatica che il quotidiano La Repubblica organizza ogni anno a Bologna, Michele Serra e Brunella Giovara conversano con Telmo Pievani attorno al volume “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro” (Aboca 2021).

L’articolo che riporta questo “evento” compare sul quotidiano La Repubblica a firma di Claudio Cucciatti il giorno stesso. 

(https://bologna.repubblica.it/cronaca/2021/07/11/news/michele_serra_repubblica_delle_idee_cambiamenti_climatici-309915480/). 

Due cose colpiscono di questa semplice notizia nelle pagine culturali dell’edizione bolognese de La Repubblica. 

La prima è che il titolo riportato dal giornalista Claudio Cucciatti è monco. Riporta cioè solo la prima parte del titolo “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene” dimenticandosi della seconda parte ossia “La geografia visionaria del nostro futuro”. Questa prima dimenticanza un po’ fa riflettere. Il giornalista, per motivi che evidentemente non si conoscono, sottolinea le tre parole chiave della prima parte del volume: viaggio, antropocene e l’Italia. Si tratta di temi che, presumibilmente, fanno presa sul lettore inducendolo alla lettura dell’articolo. Temi caldi all’ordine del giorno del dibattito nazionale, anche delle ricercatrici e dei ricercatori di geografia in Italia e all’estero.

La seconda cosa che colpisce riguarda invece gli autori di questo bel libro. Il primo è appunto Telmo Pievani, di cui si ricorda giustamente la sua appartenenza disciplinare. Telmo Pievani è infatti filosofo della scienza, presso l’Università degli studi di Padova. Ma il libro ha un altro autore. Di cui nell’articolo de La Repubblica se ne ricorda, sfortunatamente, solo il nome. Si tratta di Mauro Varotto, a cui andrebbe aggiunto, geografo, sempre presso l’Università degli studi di Padova.

Due dimenticanze, insomma, che però con un po’ di attenzione potevano essere evitate. Non conosco la genesi di questo libro, né tantomeno le scelte operate dal giornalista, ma forse leggere la quarta di copertina o comunque chiedersi perché la copertina riporta una carta geografica avrebbe contribuito a dare un minimo di meritato spazio anche al sapere geografico, o comunque avrebbe aiutato a dare una risposta alla famosa domanda: Ma cosa fanno i geografi? Il libro, è bene ricordarlo qui, pone comunque esattamente al centro della sua riflessione proprio la geografia e la mobilità, morfologica, sociale, climatica e antropica delle strutture territoriali.

Marco Maggioli