È morto Berardo Cori – Un ricordo di Andrea Riggio e Michela Lazzeroni

Molti Colleghi ci hanno segnalato la scomparsa di Berardo Cori, maestro indiscusso della geografia italiana e figura fondamentale per il nostro sodalizio di cui è stato, in ordine di tempo, il III Presidente dopo Giacomo Corna Pellegrini e Mario Pinna. Nel pubblicare questo completo personalia pieno di ammirazione e di gratitudine della sua allieva Michela Lazzeroni, consentitemi un breve ricordo personale. Erano i miei anni di dottorato di ricerca in Geografia tra il 1988 e il 1991. Avevamo formato, in giro per convegni ed escursioni, un gruppo informale di giovani geografi che avevamo chiamato “The dark side of the moon” e l’AGEI, sotto le Presidenze Zunica e Di Blasi, aveva creato l’“AGEI Giovani”. Una delle prime iniziative fu il “Progetto Stages” con lo scopo di contribuire alla formazione di questi giovani studiosi con incontri seminariali e vere e proprie esperienze di ricerca. Il tema scelto fu “Geografia della transizione Post-industriale”, il coordinamento fu affidato a Tullio D’Aponte e Berardo Cori. Io partecipai ai lavori coordinati dal prof. Cori (Gruppo PITTI, PostIndustrial Tuscan Towns Italy).

Si trattò di una delle mie esperienze scientifiche e umane più stimolanti che mi legarono ancora di più a questa disciplina e alla comunità geografica. L’artefice di tutto questo fu Berardo Cori con il suo innovativo modo di fare ricerca, con la sua capacità di organizzare ricerche di gruppo valorizzando tutti i partecipanti, con la sua simpatia e leggerezza che chi lo ha conosciuto non ha certamente dimenticato.

Andrea Riggio

 

RICORDO DI BERARDO CORI (BERARDO CORI, 1938-2019)

Berardo Cori è stato uno dei punti di riferimento della geografia italiana per diverse generazioni di ricercatori e ricercatrici che hanno studiato geografia a Pisa o che, lavorando in altre sedi universitarie, hanno collaborato in progetti di ricerca coordinati da lui.

Nato a Iglesias (Cagliari) nel 1938 e formatosi nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo pisano, è diventato prima assistente e poi professore straordinario per un anno a Padova e dal 1973 a Pisa, dove, diventato ordinario, ha lavorato per tutta la sua carriera, insegnando Geografia economico-politica e Geografia umana fino al 2010, anno del pensionamento. Ha avuto numerosi incarichi istituzionali, Presidente dell’Agei dal 1984 al 1987, Direttore della Rivista Geografica Italiana, Direttore dell’Istituto di Geografia di Pisa, oltre a diversi riconoscimenti al valore scientifico (socio d’onore della Società Geografica Italiana e insignito del Cherubino presso l’Università di Pisa).

Sono molti gli aspetti che possono essere richiamati in merito alla sua attività scientifica, didattica e istituzionale. Tuttavia, pensando all’eredità lasciata nelle persone che lo hanno conosciuto e con cui ha lavorato, emergono tre ambiti principali.

L’apertura internazionale. Berardo Cori era molto aggiornato sui nuovi indirizzi epistemologici ed empirici della disciplina, aggiornamento che gli derivava dall’attenzione costante alla produzione scientifica nazionale e internazionale, dalla consultazione sistematica delle principali riviste italiane e straniere e dalla partecipazione ai convegni internazionali e ai lavori delle commissioni IGU e delle università/accademie straniere con cui era in contatto. Lo sguardo verso la geografia dell’”oltre Italia”, garantito dalla sua capacità di scrivere e comunicare correttamente in inglese e in francese, lo ha portato a collaborare con i più grandi esponenti della geografia riconosciuti a livello mondiale e a spingere i suoi allievi ad avere esperienze all’estero già durante i periodi della formazione. Tra le attività principali in questa direzione possono essere annoverate: la partecipazione alla Commissione IGU sulla geografia urbana che gli ha permesso di collaborare con i principali rappresentanti di questo campo di studio, di cui ne è un esempio il volume del 1984 Progress in settlement systems geography a cura di L.S. Bourne, B. Cori, K. Dziewonski; il coinvolgimento come membro di un’altra Commissione IGU sull’evoluzione del  pensiero geografico e il contributo al libro curato da R. Johnston e  P. Claval, Geography since the second world war. An International Survey (Routledge, 1984); i contatti e gli scambi scientifici con numerosi studiosi stranieri, da J. B. Charrier e E. Dalmasso che lo aveva invitato alla Sorbonne ai colleghi di Angers e di Le Mans, in cui ha trascorso un periodo come visiting professor, dai significativi rappresentanti della geografia internazionale come K. Takeuchi, J. Agnew, R. King e T. Galkina, accademica russa, alla collaborazione con l’Accademia delle Scienze polacca e quella slovacca.

L’attenzione ai giovani e alla formazione. La varietà degli ambiti di ricerca, a cui si è dedicato Berardo Cori, si è riversata nel campo della formazione universitaria e post-universitaria. Non solo le sue lezioni agli studenti e alle studentesse erano chiarissime, ben organizzate e molto aggiornate, ma spaziavano da argomenti di cartografia e di geografia fisica a tematiche di carattere politico ed economico, mostrando una grande capacità di orientare i giovani studenti e dottorandi verso i diversi approcci e strumenti della geografia e verso percorsi di ricerca differenziati. Berardo Cori è stato infatti per tanti anni il coordinatore di uno dei primi dottorati in geografia in Italia, quello in “Geografia urbana e regionale”, istituito nel 1981, in cui erano consorziate, oltre a quella di Pisa, l’Università di Torino, quella di Genova e di Firenze, a cui si è aggiunta in seguito l’Università di Trento, sedi dove operavano altri qualificati esponenti della geografia italiana. Per molti giovani è stato un privilegio frequentare un dottorato caratterizzato da un’offerta didattica solida e dove era possibile condividere direttamente le idee di ricerca con i principali rappresentanti della disciplina. In questo dottorato si sono formate diverse generazioni di geografe/i che oggi occupano posizioni di rilievo nel sistema accademico italiano e molti di questi ricordano Berardo con affetto e stima. Un apporto significativo ha riguardato la realizzazione di manuali per la didattica come quello di Geografia urbana, curato con G. Corna Pellegrini e G. Dematteis o i testi sulle grandi unità regionali dell’Europa con un particolare sguardo all’Europa orientale, nonché la cura della traduzione di libri stranieri.

La realizzazione di progetti di ricerca e il coordinamento di gruppi nazionali. Le qualità scientifiche di Berardo Cori, testimoniate da un’ampia produzione di volumi e articoli, e la sua capacità di coordinamento di gruppi di ricerca erano riconosciute da tutti. I lavori iniziali sulla Toscana, con particolare riguardo alla localizzazione industriale, lo avevano portato a collaborare alla fine degli anni ’70 al progetto sul ruolo delle piccole medie imprese e dei distretti industriali della Fondazione Agnelli, da cui sono nate le riflessioni sul modello di sviluppo della Terza Italia. Successivamente, i suoi studi hanno riguardato ricerche progressivamente di più ampio respiro come gli studi sulla rank-size rule e sul sistema insediativo italiano degli anni ’70 insieme ai geografi e alle geografe della scuola pisana, la Geografia della transizione post-industriale che ha visto il coinvolgimento di giovani ricercatrici e ricercatori italiani, il tema del traffico urbano e della qualità della vita, affrontato sia a livello italiano che nel confronto con altri contesti europei, i diversi progetti nazionali (progetti MIUR ex art. 40 corrispondenti agli attuali Prin) sul Global Change, sul cambiamento urbano e la pressione antropica nel Mediterraneo, che di fatto hanno anticipato i tempi proponendo riflessioni su problematiche che stanno diventando sempre più rilevanti nel dibattito scientifico e politico attuale.

Berardo Cori ha lasciato sicuramente un’impronta importante nella scuola geografica italiana in generale e di Pisa in particolare, dove ha lavorato per tutta la sua carriera, soprattutto per la sua poliedrica preparazione e la diversità di contesti in cui si esprimevano le sue competenze, dalla formazione degli studenti e dottorandi alla ricerca nazionale e internazionale, non trascurando la ricerca applicata e la partecipazione a progetti locali, espressione di quella terza missione di cui si parla tanto oggi. Ma anche per la sua capacità di aprirsi al confronto anche vivace e non sempre allineato con i colleghi e le colleghe e con i collaboratori e le collaboratrici più giovani, ma sempre sulla base di relazioni di stima reciproca e di incoraggiamento a perseguire nuove frontiere di ricerca.

Spesso Berardo parlava di provincialismo della geografia italiana e della necessità di aprirsi a nuove linee di ricerca, cercando di tenere il passo con la geografia internazionale: queste sue parole possono rappresentare ancora oggi uno stimolo per noi geografe/i per trasmettere e portare avanti la sua eredità intellettuale, didattica e umana.

Michela Lazzeroni