GEOURBAN | Geografie dell’urbano
Premessa
Se tradizionalmente l’urbano in geografia è definito a partire da una serie di parametri descrittivi che identificano la città come entità territorialmente circoscritta, la svolta quantitativa porta alla delineazione di approcci che includono l’analisi spaziale degli insediamenti urbani, le relazioni rango-dimensione e la densità demografica, mentre è a partire dagli anni Settanta che si consolida l’idea lefebvriana e costruttivista della produzione sociale dello spazio. La geografia urbana si è dunque sviluppata secondo due prospettive principali: la prima prospettiva, che potremmo definire intra-urbana, ha storicamente indagato la struttura socio-spaziale interna alla città, superando nel tempo l’impostazione nomotetico-positivista dei modelli urbani per approdare alla visione strutturalista che identifica nel regime di accumulazione capitalistica la fonte delle disuguaglianze. In tempi più recenti, l’esplorazione si focalizza da un lato sull’evoluzione degli approcci di governance (dal managerialism all’entrepreneurialism) legati al paradigma neoliberale, dall’altro sul ruolo dell’agency individuale nell’indirizzare le pratiche negli spazi urbani. La seconda prospettiva copre oggi un repertorio molto vasto di tematiche, dalla morfologia urbana alle nuove geografie delle sviluppo ineguale, dall’urbanizzazione estesa ai processi di urbanizzazione guidata dalle infrastrutture, all’insegna di un pluralismo analitico che, muovendo anche in questo caso dalle intuizioni di Lefebvre sull’urbanizzazione mondiale, è connotato dall’abbandono del methodological cityism (Wachsmuth, 2014) e dei concetti socio-economici orbitanti attorno alle forze dell’agglomerazione (Scott e Storper, 2015). Questo filone affronta i cambiamenti radicali degli assetti spaziali urbani che ridisegnano gli equilibri di potere tra attori e organizzazioni operanti a scale differenti e producono effetti che si riverberano nella dimensione transcalare, facendo esplodere questioni come la giustizia spaziale e ambientale, la diversità culturale, la conflittualità sociale.
A questo pluralismo metodologico si è giunti attraverso l’acquisizione della natura di costrutto sociale dell’urbano (Massey 2005) e le posizioni di Harvey (1985), secondo cui i processi di espansione dell’urbano devono essere letti e compresi nel quadro più ampio del sistema capitalistico che fa della città l’avamposto principale dell’attuale sistema di accumulazione by dispossession. L’urbanizzazione, di conseguenza, lungi dall’essere un processo neutrale, rivela tutta la sua intrinseca progettualità politico-ideologica. A partire dagli anni Ottanta la geografia urbana è influenzata dalla svolta postmoderna e post-strutturalista che enfatizza le differenze delle esperienze umane, la dimensione immateriale e la conseguente necessità di ascoltare le voci “altre” e riconoscere altre forme di urbanism (Pacione, 2009), fortemente caldeggiata dagli approcci post e decoloniali (Robinson, 2006) anche in polemica con teorici urbani come Brenner.
Il Gruppo GEOURBAN si prefigge di esplorare l’urbano a partire dall’analisi di processi, dinamiche e attori sociali, culturali, politici ed economici colti da una prospettiva transcalare, proponendosi di declinare la questione urbana alla luce delle due principali prospettive di indagine, tra loro interconnesse, una interna alla struttura urbana e l’altra più sensibile alle relazioni translocali.
Nella prima prospettiva, lungi dall’essere concettualmente superato o confinato all’epoca in cui è stato concepito, il “diritto alla città” sistematizzato da Lefebvre nel 1967 rappresenta ancor oggi una potente metafora, oltre che un’efficace griglia interpretativa teorico-metodologica, attraverso cui decostruire non tanto una presunta crisi dell’urbano, quanto la sua vitalità come scala di indagine geografica. Nel solco di Marcuse (2012), la cornice concettuale del diritto alla città restituisce la frammentarietà attraverso cui si manifesta l’esperienza urbana, rivendicando la centralità dei processi, più che delle sole forme, nell’attivare dinamiche di mutamento socio-culturale ed economico attraverso cui fenomeni quali la globalizzazione, la postmodernità e il neoliberalismo si esprimono alla scala locale. In modo specifico, questa prima traiettoria di indagine si prefigge di esplorare le diverse declinazioni del diritto all’abitare, inserito nel mosaico delle disuguaglianze socio-economiche, polarizzazioni e forme variegate di dispossession simbolico-materiale per effetto della gentrification e delle sue diverse declinazioni tematico-territoriali (foodification, touristification, studentification ecc.); della pervasività della nuove tecnologie tra sensor deserts e securizzazione; e delle connesse forme di resistenza e riappropriazione dello spazio pubblico (Harvey 2013). Un diritto all’abitare che si interseca, spesso scontrandosi, con le forme variegate di attraversamento più o meno temporaneo della città (migranti, turisti) e con le politiche di rinnovamento urbano e alle strategie ubiquitarie di place branding, la cui problematicità concettuale-operativa emerge in modo netto nella misura in cui gli effetti tangibili e simbolici, lungi dall’essere equamente distribuiti, riflettono sovente gli ingranaggi del pensiero neoliberale anche quando mobilitano “buzzwords” come l’empowerment comunitario e la rigenerazione “dal basso”, in particolare in relazione ai quartieri marginali e/o periferici.
La seconda prospettiva affronta l’urbano a partire da un radicale ripensamento della struttura, della forma e dei processi spaziali che concernono la città, così come sono stati concepiti e costruiti nell’arco di almeno un secolo di teorizzazione all’interno delle scienze sociali, e in particolare dalla ricerca geografica. Da un lato, la geografia urbana si è dedicata ad analizzare le relazioni spaziali tra unità urbane “distinte” attraverso un’ampia gamma di strumenti analitici di complessità crescente – da Walter Christaller (1939) ad Allan Pred (1977), da Torsten Hägerstrand (1967) a Giuseppe Dematteis (1999) – mentre, a ridosso della globalizzazione, ha affinato lo sguardo su alcune specifici tipi di organizzazione urbana, caratterizzati da un’elevata densità spaziale e una altrettanto significativa varietà funzionale: world cities (Friedmann and Wolff, 1982), global cities (Sassen, 2013), mega-cities ecc. Le geografie prodotte hanno sicuramente contribuito a illuminare alcuni aspetti del fenomeno urbano, ma al contempo hanno alimentato un’ideologia urbana, quella dell’Urban Age, che semplifica in modo drastico la complessità dei fenomeni, muovendo da modelli e presupposti neoliberali e nordatlantici che assimilano l’urbano alle forme storiche che esso ha assunto nel Nord globale.
Dall’altro lato, negli ultimi due decenni la teoria urbana si è progressivamente focalizzata sull’infrastruttura socio-materiale dell’urbanizzazione, analizzata nei suoi diversi aspetti economici, sociali, ambientali politici e culturali. Uno sguardo influenzato dalle riflessioni di Lefebvre sull’ “urbanizzazione del mondo” e da un impianto critico di derivazione neo-marxista che abbandona la cornice ideologica della cityness – che pure persiste nelle politiche urbane mainstream e nella visione quotidiana – per riconoscere che il fenomeno urbano “has become more differentiated, polymorphic, variegated and multiscalar than in previous cycles of capitalist urbanization” (Brenner e Schmid, 2015, p. 152).
Da questa premessa teorica discende un insieme variegato e talvolta contraddittorio di approcci teorici, che ne sviluppano alcune parti (Keil, 2018) o ne contestano radicalmente alcuni presupposti “da Sud” (Robinson, 2011; Roy, 2014), producendo un’ampia declinazione dell’urbano con la quale non possiamo non metterci in connessione.
Riferimenti:
Brenner N., Schmid C. (2015), Towards a new epistemology of the urban?. City, 19(2-3), 151-182.
Christaller, W. (1933). Die zentralen Orte in Suddeutschland: Eine okonomisch-geographische Untersuchung uber die Gesetzmassigkeit der Verbreitung und Entwicklung der Siedlungen mit stadtischen Funktionen, Jena.
Dematteis G. (1999), Introduction. Cities as nodes of urban networks. In Bonavero P. and Dematteis G. The Italian Urban System (pp. 1-16). Routledge.
Friedmann J., Wolff G. (1982) “World city formation: an agenda for research and action”, International Journal of Urban and Regional Research
Harvey D. (2013), Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution, Verso Books, London.
Harvey D. (1985), The Urbanization of Capital, Blackwell Publishers, London.
Lefebvre H. (1967), Le droit à la ville, L’Homme et la société, 1967, 6, pp. 29-35
Marcuse P. (2012), Whose right(s) to what city? In Brenner N., Marcuse P., Mayer M. (a cura di), Cities for people, not for profit, Routledge, New York.
Massey D. (2005), For space, Sage, London.
Pacione M. (2009), Urban Geography: A Global Perspective, Routledge, London.
Robinson J. (2006), Ordinary Cities. Between Modernity and Development, Routledge, London
Robinson J. (2011), Cities in a world of cities: The comparative gesture. International journal of urban and regional research, 35(1), 1-23.
Roy, A. (2014). Worlding the South: toward a post-colonial urban theory. In The Routledge handbook on cities of the Global South (pp. 9-20). Routledge.Sassen S. (2002). The Global City: New York, London, Tokyo, Princeton University Press,
Scott, A. J., & Storper, M. (2015). The nature of cities: The scope and limits of urban theory. International journal of urban and regional research, 39(1), 1-15.
Hägerstrand T. (1967). Innovation diffusion as a spatial process. Chicago: University of Chicago Press.
Wachsmuth, D. (2014). City as ideology: Reconciling the explosion of the city form with the tenacity of the city concept. Environment and Planning D: Society and Space, 32(1), 75-90.
Il programma scientifico
Le dimensioni dell’urbano saranno esplorate sia dal punto di vista teorico-concettuale, nell’ambito di una serie di workshop di riflessione a partire da tesi fondamentali e/o più recenti della disciplina, che metodologico-operativo, per confrontare metodi e strumenti di indagine in dialogo sia con altri gruppi AGEI che con altri settori disciplinari.
Dal punto di vista metodologico, GEOURBAN mira a restituire la complessità di strumenti e metodi tradizionalmente mobilitati nella geografia urbana (quantitativi; qualitativi in presenza e a distanza, come i digital methods, o ibridi; creativi, come i metodi visuali e performativi).
Il programma di attività triennale (2024-2027) prevede:
- almeno 2 workshop teorico-metodologici annuali (in presenza e/o online) per l’esplorazione di un focus tematico specifico e la condivisione di modelli e pratiche di ricerca e didattica;
- GeoUrban-Lab, almeno 1 serie di indagini sul campo collettive della durata di 2/3 giorni, per esplorare un focus tematico preventivamente concordato nel corso dei workshop, partendo dall’analisi empirica e approdando alla sperimentazione di forme di scrittura collettiva per la disseminazione dei risultati, anche attraverso metodi creativo-visuali;
- un lavoro collettivo di “mappatura” critica delle diverse declinazioni della questione urbana in Italia, partendo dall’analisi delle disuguaglianze socio-economiche con particolare riferimento alle forme di dispossessione/estromissione simbolico-materiale che alcuni fenomeni ubiquitari producono alla scala locale intersecandosi con le specificità territoriali.
- 1 convegno in presenza in una sede da concordare alla conclusione dei tre anni;
- diverse attività di disseminazione attraverso canali stampa generalisti, social media ed eventi divulgativi.
I rapporti nazionali e internazionali:
Il gruppo di ricerca si prefigge di valorizzare le relazioni scientifiche internazionali dei singoli componenti attraverso l’organizzazione congiunta di workshop e momenti di condivisione aperti a studiosi/e internazionali, valorizzando progettualità già esistenti nell’ambito di reti scientifiche internazionali che accomunano diversi proponenti.
Il gruppo intende anche creare connessioni con gruppi di lavoro simili in altri sodalizi internazionali nelle cui reti i componenti sono già inseriti a titolo personale (IGU, AAG, RGB, EFR).
Oltre alle collaborazioni internazionali, si prospetta una collaborazione proficua con altri gruppi di lavoro AGeI, tra i quali, a titolo di esempio: Informazione e Comunicazione, Decolonialità, Geografie del commercio, Identità territoriali.
Componenti:
Teresa Graziano (co-fondatrice), Università di Catania, teresa.graziano@unict.it
Carlo Salone (co-fondatore), Università di Torino, carlo.salone@unito.it
Carlo Angelo Maria Chiodi, Università Cattolica di Milano, carloangelomaria.chiodi@unicatt.it
Arturo di Bella, Università di Catania, arturo.dibella@unict.it
Elisa Consolandi, Università di Bergamo, elisa.consolandi@unibg.it
Emanuela Bullado, Università di Verona, emanuela.bullado@univr.it
Erika Garozzo, Università di Catania, erika.garozzo@unict.it
Fabio Amato, professore ordinario, Università di Napoli L’Orientale, fabio.amato@unior.it
Francesca Governa, Politecnico di Torino, francesca.governa@polito.it
Francesco Chiodelli, Università di Torino, francesco.chiodelli@unito.it
Giovanna Zavettieri, Università di Roma Tor Vergata, giovanna.zavettieri@uniroma2.it
Giulia Urso, Gran Sasso Science Institute, giulia.urso@gssi.it
Giuseppe Borruso, Università di Trieste, giuseppe.borruso@deams.units.it
Libera D’Alessandro, Università di Napoli L’Orientale, ldalessandro@unior.it
Luca Ruggiero, Università di Catania, luca.ruggiero@unict.it
Marco Picone, Università di Palermo, marco.picone@unipa.it
Matteo Bolocan Goldstein, Politecnico di Milano, matteo.bolocan@polimi.it
Matteo del Fabbro, Politecnico di Milano, matteo.delfabbro@polimi.it
Matteo Puttilli, Università di Firenze, matteo.puttilli@unifi.it
Paolo Molinari, Università Cattolica di Milano, paolo.molinari@unicatt.it
Rosario Sommella, Università di Napoli L’Orientale, rsommella@unior.it
Samantha Cenere, Università di Torino, samantha.cenere@unito.it
Silvia Aru, Università di Torino, silvia.aru@unito.it
Simonetta Armondi, Politecnico di Milano, simonetta.armondi@polimi.it
Stefano de Falco, Università Federico II di Napoli, stefano.defalco@unina.it
Ugo Rossi, Gran Sasso Science Institute, ugo.rossi@gssi.it
Valentina Albanese, Università dell’Insubria, ve.albanese@uninsubria.it