Heritage costiero
Novità e aggiornamenti |
A PROPOSITO DEL GRUPPO: |
Soci proponentiProf. Antonietta Ivona, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Prof. Caterina Barilaro, Università degli Studi di Messina Prof. Salvo Cannizzaro, Università degli Studi di Catania Prof. Donatella Carboni, Università degli Studi di Sassari Prof. Pierluigi De Felice, Università degli Studi di SalernoProf. Carlo Donato, Università degli Studi di Sassari Prof. Elisa Magnani, Alma Mater Studiorum Università di Bologna Prof. Donatella Privitera, Università degli Studi di Catania Prof. Francesca Rinella, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Prof. Luisa Spagnoli, CNR – Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea Prof. Isabella Varraso, Università degli Studi di Foggia Dott. Rosario De Iulio, Università degli Studi Internazionali di Roma Dott. Filippo Pistocchi, Università degli Studi di Bologna Dott. Valentina Fiorello, Università degli Studi di Messina |
CoordinatoreProf. Antonietta Ivona, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Attività istituzionali in corso: Attività di coordinamento e di consulenza: |
Lo “stato dell’arte”Lo spazio geografico va inteso come una costruzione progressiva e consapevole – sia dal punto di vista individuale, sia da quello collettivo – nella quale si collocano gli elementi geografici e le relazioni tra elementi stessi. Se dal secondo dopoguerra e per i venti anni successivi lo spazio costiero ha mantenuto una seppur minima cesura con gli spazi antropizzati, a partire dagli Anni Settanta dello scorso secolo il veloce sviluppo industriale ha occupato sempre più i litorali. Per comprendere quella nuova organizzazione geo-economica, secondo il Vallega (1980), occorreva rifarsi alla contrapposizione concettuale tra crescita e sviluppo che in quegli anni si affacciava nel dibattito scientifico “L’organizzazione posteriore alla seconda guerra mondiale è stata dominata dall’idea di crescita: all’espansione delle economie ha corrisposto, lungo le coste del mondo occidentale, una dilatazione di strutture; ne è derivato il fenomeno del gigantismo” (p. 369). Lungamente ciò che era semplice crescita veniva considerato sviluppo con un’accezione completamente positiva. “Occupare progressivamente il litorale e asservire a questo il mare costiero è stato considerato per lungo tempo un effetto inevitabile dello sviluppo mentre si trattava semplicemente di crescita e di eventi generatori di considerevoli effetti ambientali. Le catene di retroazione negativa, che venivano innescate in un numero crescente di fronti costieri, dapprima passarono inosservate poi vennero considerate un costo inevitabile da pagare per il progresso economico […] che dalla fascia litoranea si propagavano sia verso l’interno che negli specchi marittimi” (p. 369). Utile alla comprensione dei mutamenti dello spazio costiero è la ‘regione marittimo-litoranea’ sempre del Vallega che rifacendosi alle riflessioni di Vigarié inquadrate in una visione diacronica, la definisce come una regione speciale disposta sui due ambienti, terra e mare, profondamente diversi ma che instaurano forme integrate di occupazione e integrazione delle risorse. Negli anni successivi la crescente consapevolezza dell’importanza economica del mare e del suo immediato entroterra ha generato ulteriori cambiamenti nella valutazione del ruolo degli spazi marittimi nei processi di organizzazione territoriale. Attualmente le aree costiere sono ambìti di rilevante interesse nella condizione urbana contemporanea sia per la varietà di paesaggi ambientali, storici e culturali che comprendono, ma anche per il loro carattere di transizione e interfaccia tra entroterra, costa e mare. “Questi territori spesso associati a dinamiche legate alle attività di leisure e del turismo, mettono in mostra spazi fuori dall’ordinario, ambienti a tema in cui i paesaggi sono prodotti, commercializzati e consumati ma mostrano al contempo una propensione ad assumere una pluralità di significati e divenire ambiti attrattivi di interazione sociale e di interesse collettivo, in quanto sono caratterizzati da rilevanti qualità ambientali e culturali e sono spesso esterni alle dinamiche e criticità della città compatta” (Lutzoni, Nudda in Pittaluga, 2018, p. 150). Ma il turismo non l’unica attività che ha plasmato la fascia costiera italiana e non solo italiana, pur rimanendo quella più evidente nei suoi effetti sui territori. Nel tempo la sovrapposizione delle diverse attività attente più ai benefici economici rispetto ai valori ecologici, ha disegnato un sistema complesso di occupazione di questo delicato spazio secondo che il fine fosse l’occupazione della costa o del mare costiero. I legami, gli interessi, le conflittualità che si determinano nella regione marittimo-litoranea (e che si proiettano in spazi più ampi di quelli effettivamente ricoperti dai suoi elementi costitutivi), rendono impossibile la definizione di una sua ampiezza precostituita. Forse, come sottolinea Zunica (1987), bisogna ammettere che lo spessore delle fasce costiere è un concetto polivalente, che assume proporzioni commisurate ai fenomeni, ai parametri, alle funzioni oggetto di studio. Più che due semplici “piani congiunti” le aree litoranee e il mare costiero, elementi che da sempre hanno esercitato una potente forza d’attrazione sugli uomini, si presentano legati da una rete di relazioni che s’infittisce e si complessifica, via via che l’organizzazione umana diventa più relazionale.
Riferimenti bibliografici AA.VV., The lighthouse as a public good – theory, history and policy, 2014, https://f-origin.hypotheses.org. Agenzia del Demanio, Valore Paese Fari, 2018, www.agenziademanio.it. Carnis L., The provision of lighthouses services: a political economy perspective, Public Choice, Vol. 157, No. 1/2, 2013, pp. 51-56. Coase R. H., The Lighthouse in Economics, The Journal of Law & Economics, Vol. 17, No. 2, 1974, p. 357-376. De Matteis G., La geografia dei beni culturali come sapere progettuale, Rivista Geografica Italiana, 105, 1998, pp. 25-35. Foldvary F. E., The Lighthouse as a Private-Sector Collective Good, 2003, www.independent.org/publications. Caldo C., Guarrasi V. (a cura di), Beni culturali e geografia, Bologna, Pàtron, 1994. Gillis, J. R. 2012. The Human Shore: Seacoasts in History. Chicago: University of Chicago Press. Ivona A., Fari dismessi. Dall’abbandono alla rigenerazione, Annali del Turismo, n.1, Edizioni Geoprogress, 2016, pp. 93-110. Ivona A., Fari e strutture costiere nei nuovi percorsi di recupero e ri-valorizzazione, CAMMINO DEI FARI ITALIANI, Bari, Adda Editore, 2018, pp. 20-21. Ivona A., La rigenerazione e il riuso dei fari. Prime risultanze economiche sul territorio italiano, MANFREDONIA LA CITTA’, IL PORTO, IL FARO, Bari, Adda Editore, 2018, pp. 97-99. Ivona A., Scelte geoeconomiche per la valorizzazione del territorio. Opportunità e vincoli dall’entroterra al mare, Bari, WIP Edizioni, 2019, pp. 1-160 Ivona A., I fari, nuove risorse per i territori, Atti del Convegno “Per un Cammino dei Fari Italiani”, 28 settembre 2018, Fiera del Levante, Bari, Bari, Adda Editore, 2019. Pittaluga P. (a cura di), Insediamenti turistici costieri e sostenibilità: Progetti di rigenerazione, Milano, FrancoAngeli, 2018. Timothy D.J., Boyd, S. W., Heritage e Turismo, Milano, Hoepli Editore, 2007. Vallega A., La regione marittimo-litoranea: una nuova categoria di ricerca regionale, Rivista Geografica Italiana, LXXXVII, n. 4, pp. 367-385, 1980. Vallega A., The coastal cultural heritage facing coastal management, Journal of Cultural Heritage, 4 (2003), pp. 5–24 Zunica M., Lo spazio costiero italiano – Dinamiche fisiche ed umane, Roma, Levi Editore, 1987. |
Il programma scientificoIl costituendo Gruppo di Ricerca proverà a definire le relazioni esistenti tra heritage costiero italiano, o parti di esso, e la società civile che in esso si riconosce. L’analisi potrà comprendere anche esperienze internazionali di valorizzazione del patrimonio culturale costiero, utili alla comprensione delle altre politiche di recupero e ri-valorizzazione di tale patrimonio. |
Le ricadute didattiche attese(manuali, articoli, progetti di formazione, eventuali conoscenze e competenze indispensabili per la formazione del geografo individuate dal GdL): max 500 parole |
Le ricadute attese nell’ambito della Terza missione e del Public Engagement(max 500 parole) |
Principali pubblicazioni dei proponenti e del coordinatore riferite al tema proposto(max 20 titoli, salvo gruppi particolarmente numerosi) Principali pubblicazioni del coordinatore:
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Rapporti internazionaliInterlocuzione con l’Agenzia statale spagnola Puertos del Estado per l’analisi dell’iniziativa governativa spagnola “Faros de España” e di quella privata Faros de Galicia più conosciuta come il Cammino dei Fari. |
Eventuali fonti di finanziamento(in essere o attivabili) |